lunedì 13 ottobre 2025

La vita nuova - Romanzo

 




La nuova cover de LA VITA NUOVA. Il romanzo, che firmo con lo pseudonimo MARCELLO MELIS,  è finalmente sullo store di Amazon.

Raggiungibile facendo clik su ........ LA VITA NUOVA

Breve presentazione:

Chi non è disperato non cambia, pensava Pietro negli ultimi tempi. Fino a due anni prima aveva lavorato in una falegnameria, usciva la mattina presto e rincasava tardi la sera; ma da quando è andato in pensione, la sua routine è diventata un tormento: l'ex moglie, felice col nuovo marito, abita proprio nel palazzo di fronte. Vederli sul balcone o incrociarli per strada è un supplizio; e la figlia, istigata dalla madre, non si astiene dal dimostrargli apertamente il proprio disprezzo, rifiutandosi di incontrarlo e perfino di parlargli. Così, lasciandosi convincere dalla pubblicità di un’agenzia turistica, decide di partire per una località solitaria, in Portogallo. Però il destino ha altri piani per lui. Già in aeroporto conosce Lucia, una donna ancora piacente, che lo coinvolge in un sentimento che credeva di non poter più provare.

Stralcio dell'incipit:

 1.   L’incontro 

Nell'atrio delle partenze internazionali del Leonardo da Vinci, volti sconosciuti attraversavano lo spazio col passo deciso di chi sa esattamente dove andare e cosa lo aspetta. Mancavano ancora due ore, il mio volo non era comparso sul tabellone.

Mi sono fermato a fissarlo a lungo, quasi che quell’assenza fosse un presagio della nuova vita che mi attendeva, poi ho trascinato il mio piccolo trolley fino al banco del check-in. La mia decisione da vecchio pazzo era così radicale che avevo scelto di portare solo il minimo indispensabile per i primi giorni. Un taglio netto, insomma, con tutto ciò che era stata la mia vita precedente.

L’addetta al banco ha controllato i miei documenti di viaggio.

«Solo bagaglio a mano?» ha chiesto, sollevando lo sguardo.

«Solo questo,» ho risposto, indicando il trolley.

Lei mi ha restituito biglietto e passaporto e mi ha spiegato che avrei dovuto dirigermi verso il gate assegnato, però era ancora presto per l’imbarco.

La sala d’attesa era piuttosto ampia, con una parete completamente vetrata che dava sulle piste. Vi si scorgevano degli aerei, in lontananza, e dei carrelli carichi di valigie che sembravano i trenini dei parchi giochi, ma tristi e silenziosi. Una coppia di anziani guardava fuori e mi sono domandato se fossero diretti a Lisbona per il mio stesso motivo. Le agenzie di viaggio facevano sponsorizzazioni accattivanti, non potevo essere l’unico ad aver creduto alle loro promesse.

Ma forse no, erano ben vestiti, avevano accanto valigie griffate. Dopotutto chi sta bene non cambia. Forse volevano soltanto trascorrere le festività imminenti in una località diversa. Avrebbero soggiornato in un bell’albergo, visitato la città, trascorso qualche serata in un ristorante dal profumo esotico e sarebbero rientrati. Oppure andavano semplicemente a trovare i figli e a coccolarsi i nipotini, a passare qualche giorno fuori dall’ordinario, per poi tornarsene alla solita vita. 

Un viaggio definitivo è un’altra cosa. È una speranza, solo chi non ha altra scelta decide di andare via.

Di fronte a me sedevano due genitori con la figlia di una decina d’anni. La bambina faceva domande, il padre le rispondeva; era immerso nel suo ruolo di genitore-educatore e si vedeva. La moglie fingeva di essere presa dalla lettura della sua rivista; la tradiva la rigidezza, il sollevare in alto gli occhi, ogni tanto, quando non si trovava d’accordo con le risposte del marito. È un meccanismo che conosco, per averlo sperimentato. A me è costato il matrimonio, però non è una regola, forse per loro sarebbe stato diverso.

Con l’approssimarsi della partenza, la sala si andava riempiendo. È entrato un gruppo di suore, parlavano portoghese, sottovoce, sono andate a prendere posto in fondo.

Sono entrate due coppie di ragazzi tatuati, creando un po’ di scompiglio mentre si liberavano degli zaini e si sedevano scomposti, parlando a voce alta. Gli anziani vicino alla vetrata gli lanciavano occhiate infastidite; la mamma insoddisfatta scuoteva la testa. È entrata la comitiva di un viaggio organizzato, in testa una signora magrissima che subito ha ammainato la bandierina di una qualche associazione cattolica. Ho immaginato fossero diretti a Fatima. Da quando mi è balenata quest’idea di andarmene, mi sono un po’ documentato sul Portogallo, mentre prima ne conoscevo a malapena il nome. Quarant’anni a piallare tavole in una falegnameria di Fiumicino, per otto ore al giorno più quattro di viaggio, non ti lasciano molto tempo per altro. Molte volte mi sono ritrovato a pensare che se non avessi abitato nella casa lasciatami da mia madre, dove non pagavamo l’affitto, ci saremmo trasferiti, io, Giulia e la bambina, e tutto sarebbe andato in maniera diversa. Poi mi dicevo che diversa non vuol dire migliore. Se ti ripari dalla pioggia sotto un cornicione, non ti bagni, ma nessuno ti assicura che ti salverai, se crolla.

È entrata un’hostess, ha annunciato in italiano e in inglese che era tempo di avviarci e ci ha invitati a seguire la collega, che dalla parte opposta stava aprendo il varco verso la pista. La coppia anziana vicino alla vetrata si è avviata per prima, poi man mano tutti gli altri. Io sarei stato fra gli ultimi, comunque mi sono alzato, in attesa del mio turno.

L’hostess sulla porta verso l’aeroporto stava per chiudere, quando un ticchettio di passi affrettati è risuonato sul pavimento, mentre una voce femminile ansimava: «Aspettate…»



Racconto

La vita nuova - Romanzo

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