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Anteprima:
Una
collina sospesa
Ester
spinse le persiane e il giorno dilagò nella stanza.
«Finalmente il giorno» disse Ester. Avevano
viaggiato tutta la notte. Arrivati col buio.
Ester spinse le persiane. L’azzurro del
mare ammiccò guizzi di luce lontana, riflessi bianchi concentrati di luce fra
gli infiniti toni di azzurro cangiante del mare. Più prossime, sotto la
finestra dell’albergo, le cime spinose dei pini oscillavano sopra i tetti in
declivio. Fili di nubi stazionavano fra terra e cielo, sospese come un’attesa.
Rondini si rincorrevano giocando con l’aria e precipitando fra i vicoli.
«Che meraviglia» disse Ester « Nanni vieni
a vedere.»
Dal letto Nanni la fissava come si ammira
la luna dalla cima dell’Everest. Toccò il lenzuolo vicino a sé: «Torna qui» le
disse.
Ester fece un risolino e tornò a sdraiarsi
accanto a lui. Gli passò un braccio sul petto e lui l’attrasse più vicina.
Sulle pareti e il soffitto, l’ombra chiara dei pini e riflessi di vetri chi sa
quanto distanti producevano movimenti incompiuti, luminelli incostanti di
chiarore impalpabile.
Nanni l’attrasse e la baciò. Poi rimasero
supini a fissare oltre il soffitto, le teste che si toccavano, i capelli
confusi. E da fuori veniva una nostalgia di fisarmonica, e la risacca del mare,
e richiami offuscati di ragazzi lontani.
Ester sospirò: «Poter stare sempre così,
noi due soli in un guscio tutto nostro. A lui non gli voglio male, e non vorrei
mai fargli del male, ma con te è un amore diverso».
Accanto a lei Nanni ebbe come un fremito immobile: «Non ci pensare adesso» le disse «non lasciargli spazio fra noi, l’unica cosa importante è che siamo insieme. Voglio una giornata memorabile».
Poi vivace si sollevò sul gomito: «Allora, che programmi per oggi?».
Ester volle sorridergli, assecondare il suo
entusiasmo: «È quasi mezzogiorno. Subito abbondante colazione in compagnia
dell’uomo che amo, poi, giocoforza, violino. Tu, invece?».
«Meravigliosa luculliana colazione insieme
alla mia bella violinista» le sorrise «poi, purtroppo, tela e pennelli.»
«Dove?» Chiese Ester.
«Forse qui. Soggetto: una musicista
bellissima che suona il violino. O forse fuori, ancora non so.»
«Fuori è bellissimo, devi vedere. Ieri, col
buio, chi l’immaginava.» Gli si strinse addosso, ne assaporò il profumo della
pelle, strofinò la guancia contro il suo petto nudo. Da quanto sognava momenti
come questi, di poter stare con lui così come adesso. All’improvviso pensò che
aveva finora vissuto unicamente in funzione di questo momento.
Nanni si riscosse e si tirò su: «Fame da
lupi» disse ridendo. Poi ebbe un ripensamento e si chinò per baciarla. E mentre
la baciava, donne presero a cantare con voce acuta in un dialetto gutturale
sulle note della fisarmonica, e qualcuno le accompagnava battendo le mani, e
qualcuno rideva. Ester rise nella bocca di Nanni e si staccò.
«Scusa» disse, perché la guardava stranito «deformazione
professionale, ascoltavo l’armonico disaccordo del concertino là fuori.»
Ridendo si buttò di spalle sul letto e distese le braccia. «Voluttuosa beatitudine»
sospirò serrando i pugni e inarcando il bacino.
«Be'» disse Nanni «devo fare la solita
telefonatina di routine, il mio piccolo dovere coniugale. Poi scendiamo a
colazione.»
Mentre Nanni si girava per prendere il
cellulare dal comodino, Ester si rotolò sul letto e si alzò. «Sono pronta in un
attimo» disse, e andò a chiudersi in bagno.
«Gabriella… i bambini?» Sentì la voce di
Nanni prima di serrare la porta, poi la coprì con lo scroscio del rubinetto.
Nel ristorante dell’albergo, musica di
sottofondo offuscava con note di seta il brusio dei commensali e il toccarsi
delle stoviglie. Un cameriere ossequioso li accolse: «Prego, da questa parte».
Pochi i posti occupati. Il cameriere li precedeva nel corridoio fra i tavoli.
Scivolando dalle finestre la luce stendeva tappeti assordanti sul pavimento
verde marino, pozze gialle di luce sospesa.
«Prego.»
Ecco che il cameriere offriva la sedia,
prendeva le ordinazioni, apriva bottiglie con gesti usuali. Irrequieta una
bimbetta si agitava fra genitori arcigni al tavolo accanto. Fiori freschi sulla
tovaglia. Dagli altoparlanti nascosti note soffuse di canzoni d’amore.
«Da quanto sognavamo di questi momenti» sospirò Ester.
Nanni le prese le mani sul tavolo, e prese ad accarezzargliele, nello sguardo un sogno appagato.
«Momenti solo nostri» le disse.
Oltre le tende e i vetri il mare aveva un sapore d’estate, il cielo un profumo
di festa.
«Sono felice.» Sospirò Ester. La musica, sull’ultima nota melodica, era scivolata in un ritmo di jazz. Fra loro sfiorarsi di dita, sguardi senza parole, soffice silenzio steso sul brusio sopito dei commensali. Nanni si portò alle labbra la mano di Ester e la baciò.
«Anch’io lo sono. Una vacanza tutta nostra,
finalmente. Giuro che niente potrà disturbarla.»
Nella borsetta di Ester il telefono
cellulare emise un richiamo, una, due volte, tre volte. E fu come una nuvola che passi sul
sole.
«È Toni» ansimò Ester.
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3 commenti:
C'era stato un incendio, poco distante da lì, su una collina, un boschetto di pini completamente bruciato. Ma i colori: ti aspetteresti tetri, invece no, dorati… Era magnifico. E c'era un'aria, un'atmosfera, un vuoto così concreto, sotto la collina. Una collina sospesa nel cielo. Un mondo sospeso…
Informazioni editoriali
Titolo: Una collina sospesa
Autore: Romano Greco
Data di uscita: 2018
Editore: Youcanprint
ISBN: 9788827804599
Disponibile su Amazon e Youcanprint.
Anteprima gratuita del racconto visualizzabile dalla barra di Google digitando il titolo
Ottimo 👌☺
Grazie Unknown, quando vuoi dammi un tuo parere anche su qualche racconto, i suggerimenti sono sempre molto ben accolti...
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