Il terzo movente
“Una volta eliminato l'impossibile ciò
che rimane,
per quanto improbabile, dev'essere la
verità.”
(Sir Arthur Conan Doyle)
Prologo
Si
ritiene che il pensiero, la sinapsi delle cellule nervose che costituiscono la
massa cerebrale contenuta nella scatola cranica, sia l’elemento più veloce in
natura; più immediato perfino della luce, la quale impiega miliardi di anni per
giungere da un punto all’altro di una galassia.
Il suono viaggia alla velocità di mille
chilometri orari, un proiettile a circa ottocento. C’era stato, quindi, un minimo
lasso di tempo, la frazione infinitesimale di un attimo, l’incommensurabile suddivisione
di un secondo, tra il fragore dello sparo e l’urto della pallottola contro la
sua testa; una porzione di istante in cui Gabriella aveva compreso cosa le stesse
accadendo e perché. Capì chi era l’uomo alle sue spalle, comprese come si fosse
introdotto in casa sua e il motivo per cui aveva sparato. Lei non avrebbe
dovuto, ma aveva registrato una conversazione e adesso, seduta sul divano, la stava
riascoltando dal personal computer appoggiato sulle ginocchia. Riuscì perfino a
pentirsene, prima che il silenzio coprisse ogni
suono, l’oscurità subentrasse alla luce e i pensieri dissolvessero nel nulla.
Era il due ottobre, le nove di sera.