lunedì 9 settembre 2024

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 Intervista di @lafettadilibro (profilo Instagram) :

1)     Ci racconti qualcosa di te?

Sono nato nel 1951 in un paesino della provincia di Lecce, ho sempre vissuto a Roma e adesso, dopo il pensionamento, mi divido fra le due località.

2)     Da dove è nata l’idea del criminologo Sirio?

In passato avevo scritto dei racconti, solo per me, senza velleità di pubblicazione. Col vuoto della pensione ho deciso di scrivere un romanzo… ma, il genere?

Un giallo! ho pensato, ritenendo di semplificarmi la vita.

Invece: La trama, il delitto, il movente, il protagonista!

Di commissari, marescialli e investigatori privati ce n’erano quanti ne vuoi! E poi preti e casalinghe, avvocati e medici patologi, perfino antiquari, dotati di poteri paranormali e non, per non parlare di gente comune coinvolta per caso nei delitti. Io invece volevo un protagonista “inedito”, originale. Mi accorsi che, inspiegabilmente, il “posto” del criminologo era vacante.

A questo punto dovevo uscire dallo stereotipo: niente Poirot, Sherlock, o Maigret, per capirci. Ci voleva uno giovane, spigliato, soprattutto moderno. Ed ecco Sirio, un metro e ottanta di altezza per settantacinque chili di peso, fascinoso come la maggior parte dei giovani d’oggi e con una caratteristica fisica tutta sua: il setto nasale deviato a seguito di un pugno che gli conferisce un aspetto da farabutto.

3)     I tuoi libri rivelano una buona conoscenza del mondo delle indagini. Come mai?

Internet! Tanto Web e molto studio.

4)     Come mai tutti i tuoi racconti sono ambientati a Bologna?

Bella domanda: sono nato vicino Lecce, ho vissuto a Roma, come mai Bologna?

Dunque, ho accennato, cercavo il mio protagonista. In principio pensavo a un giovane poliziotto di secondo ordine, l’autista di un pubblico ministero, ad esempio, (un archivista della polizia no, già utilizzato da Scerbanenco) o qualcosa di similare. Casualmente sono incappato sul sito della facoltà di Criminologia di Bologna. Ci ho passato giorni e alla fine Sirio è entrato a far parte del corpo docente.

5)     Qual è la cosa più difficile, secondo te, per chi scrive gialli?

L’originalità.

Ormai il “mercato” è talmente inflazionato, fra letteratura, cinema e telefilm!

Per fortuna, ci insegna Calvino, la fantasia è un posto in cui ci piove dentro.

6)     Cosa non può mai mancare in un buon giallo, a tuo parere? 

Mi ripeto: L’originalità.

Porto un esempio. Ho riletto in questi giorni “Maigret e il produttore di vino”, di Simenon.

Ora, i componenti di un giallo sono: una vittima, un colpevole (con o senza alibi), un movente, la scena del crimine, l’arma del delitto e per finire un investigatore che conduca le indagini. Nel libro che ho citato, l’elemento originale si focalizza sul movente: l’assassino ha ucciso perché è stato umiliato, per così dire, “oltre misura”. È evidente che era necessaria la perizia di Simenon per far reggere questa trama, laddove la ragione di un omicidio è sempre o passionale o d’interesse.

A questo punto consentimi un po’ di auto pubblicità, anche se svelerò qualche piccolo segreto. In “Una lavagna di candida pelle” lo spunto originale verte sulla vittima, non dirò come e perché. In “ODIO”, sulla brutalità gratuita, l’assenza di empatia di certe menti deviate (il movente, quindi). In “La vittima” e “Il terzo movente”… be’, il titolo è già una risposta. In “Indagini nel web oscuro” è nell’indagine stessa. In “Violenza privata” la depravazione, in “Chi muore si salva” gli intrighi (sempre e ancora il movente, quindi). Nei racconti, spesso, lo spunto di originalità è affidato al coprotagonista, non di rado un bambino o un ragazzo autistico (ma questa è un’altra storia…)

7)     Quali sono i tuoi autori preferiti? Ti sei ispirato a loro nello scrivere i tuoi gialli?

Rispondo prima alla seconda domanda: qualsiasi giallista si è giocoforza ispirato a Sir Conan Doyle. Qualche esempio: Umberto Eco, nella scena del puledro Brunello fuggito dal convento, in “Il nome della rosa”, dota Guglielmo da Baskerville dello stesso intuito geniale di Sherlock, per non parlare di Poirot. Perfino in Jack Reacher di Lee Child ho trovato passi che me lo hanno ricordato. Venendo alla prima domanda, sono praticamente onnivoro: ho letto tutto (o quasi) di Moravia, Kundera, De Carlo, Grisham, King, Scerbanenco, Christie, Hesse, etc etc etc.

8)     Ci saranno altri romanzi delle avventure di Sirio?  

Dopo undici libri? Lo spero. Intanto, per riassumere, il primo è stato “Una lavagna di candida pelle”. Sono arrivato all’auto pubblicazione dopo cinque anni di lavoro. Pensa che con i vari capitoli “scartati” ho realizzato (riadattandoli) la raccolta “Indagini sulla morte di Betty”. Negli appunti (mi piace chiamarli zibaldone) ho trovato materiale per scrivere il seguito, “ODIO”. E ne avevo ancora per un terzo romanzo (di cui ho scritto le prime cento pagine circa). Chi sa se riuscirò a metterlo in stampa?

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