"Sirio si lasciò cadere nella poltrona dietro la cattedra. L’aula vuota lo fissava dalle sedie vuote, i ripiani per scrivere rimasti sollevati all’uscita degli studenti. Alle sue spalle, sulla lavagna che si prolungava per l’intera parete, le annotazioni a gesso su crimini e criminali teorici; di fronte: una realtà terrificante.Studiati sui libri, anche i delitti più efferati sono materia didattica, nozioni di analisi psicologica, fenomeni da indagare. Nella realtà sono incubi. Con l’aggravante che nessun risveglio può cancellarli.Il folle aveva usato sua sorella come una lavagna per scriverci sopra la propria follia. E apposto la firma, in basso a destra, come fanno i pittori!"
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Sirio,
affascinami ancora. Il naso storto di Sirio roteò come la punta di un trapano…
E Gianna
spalancò gli occhi. Impiegò qualche istante per riconoscere la realtà dal
sogno. Si era addormentata con la testa di traverso e le doleva il collo. Le
cifre sul comò indicavano le quattro e qualche minuto. Era intirizzita, nuda,
fuori dalla trapunta, con la schiena reclinata sulla spalliera. Sirio la
cingeva col braccio attorno alla vita.
Facendo
piano, si spostò in modo da mettersi comoda e coprirsi. Forlì, a metà ottobre,
era la Siberia.
Fra poco l’attendeva un altro giorno pieno di niente. Intanto, anche questa notte se n’era andata. Ma è così, per scoprire che cambia qualcosa devi voltarti indietro e guardare lontano. Allora vedi che eri bambina, poi ragazza e insomma crescevi. Sulle brevi distanze invece, tutto è piatto. Ti alzi, più o meno alla stessa ora, spicci le solite cose, marito che rientra, ti racconta del capo reparto che è un fetente, poi se ne va a dormire perché ha passato la notte a guidare il treno. Si sveglia all’una, pranzo e poi, se gli va, ti trascina dentro il letto, per la sua personale razione di sesso.
Un paio di volte al mese c’è
Sirio. È sempre lei che lo cerca. Non perché sia un tipo sulle sue, anzi,
tutt’altro, è sempre disponibile, è la disponibilità assoluta quest’uomo. Ha la
capacità di ascoltare e percepire anche ciò che non gli dici. Incredibile, con
lui ti apri e racconti, anche quello che non vorresti, e lui è sempre un passo
avanti, già sa cosa gli stai per dire. Ha le antenne, per capire le cose
Ecco, Sirio, sono… quanti? Quindici,
sedici anni? Sì, più o meno. Era stato all’inizio del primo anno di corso. Lei
proveniva da Genova, genitori amorevoli ma impegnati, padre avvocato, madre
manager nell’editoria, niente fratelli. In pratica era vissuta in casa da sola;
raduno della famiglia all’ora di cena, condivisione assoluta: com’è andata? In
tribunale oggi allarme bomba, poi si scopre che era un bluff… Senza interventi
statali ci ritroveremo ben presto in mano a un monopolio politico, e allora
addio libertà di stampa… e tu, Gianna? Voglio iscrivermi a psicologia. Ah,
bene, ottima cosa, ottimi sbocchi lavorativi. “Psicologia delle devianze
criminali”. Be’, specialistico, nessuna possibilità di orientarsi sulla libera
professione… Ma va bene, si può sempre cambiare in corsa. E dove? Ci hai
pensato? Sì, Bologna. Ah, Bologna, facoltà prestigiosa, ottima scelta. Però, la
sede di criminologia è distaccata a Forlì... Forlì! Bella cittadina, raccolta,
le preferisco, rispetto ai grandi centri, d’accordo, va bene. Perché no?
I suoi si erano prodigati di
acquistarle un piccolo appartamento a ridosso della facoltà ed eccola
forlivese.
Sirio, gli era piaciuto da
subito, faccia da sordida canaglia. Occhi da furetto, la prima volta che
l’aveva notato, stava in un crocchio di studenti nel corridoio, assorbiva ogni
cosa, sorrideva spesso. Sembrava un punto di riferimento per gli altri,
ascoltava e forniva brevi risposte.
Lui frequentava il secondo
anno, lo incrociava negli spazi comuni, ogni volta una ragazza diversa. Un
giorno si erano quasi scontrati all’angolo di un corridoio: «Ah, scusa Gianna».
«Ci conosciamo?»
«Vieni da Genova, no?»
«Che… Indaghi su di me?»
Si era messo a ridere: «Ma
quando mai. Ho sentito una del tuo corso che ti chiamava per nome e poi un
tipo, giù al bar, che ti prendeva in giro perché non volevi pagare. Sai che
intendo». Aveva ritirato una mano dentro la manica della giacca.
«Uffa con questa storia della
tirchieria.»
«Va be’, abbiamo cinque minuti
prima dell’inizino delle lezioni, scendiamo al bar, paghi tu!»
E così tutto era iniziato.
Dentro quel cappuccino, pensava
certe volte ridendo di se stessa, Sirio doveva averci messo chi sa quale
miscuglio, gocce di una qualche spezia a rilascio graduale, un afrodisiaco
bizzarro che agiva sul DNA producendo ciclici effetti sull’organismo femminile, con
crisi di astinenza in caso di ritardata assunzione dell’antidoto. E l’antidoto
adesso l’abbracciava alla vita e aveva il respiro regolare e leggermente
ronfante del sonno profondo.
Se l’era portata a letto quel
giorno stesso, sordida canaglia. Però prima, occhi da furetto, era stato ad
ascoltarla l’intero pomeriggio, su una panchina del parco, e lei parlava e gli
diceva dei suoi, la solitudine delle giornate. Sì… gli diceva, c’erano le
amiche, qualche ragazzo, anche, un po’ come tutti, ma erano sassi in mezzo alla
sabbia nuda del deserto.
«Credi sia per questo che ho
scelto di voler studiare la psicologia dei criminali?» Gli aveva chiesto.
«L’esatto opposto di te,
intendi?»
«O forse quello che vorrei
essere.»
Si era messo a ridere: «Tu?
Impossibile. L’unica trasgressione sarebbe di darmi un bacio». E se l’era
preso, il bacio.
Sirio, nel sonno, ebbe
un’apnea, le stropicciò contro le costole quella specie di naso di gomma che
aveva, e riprese a respirare.
Quel pomeriggio, sulla
panchina, gli aveva anche confidato di se stesso. Vita diversa, niente piattume
per lui.
Roma, quartiere popolare,
monelli di strada, partite di calcio dentro i cortili, litigi tra i suoi – si
era scoperto che suo padre aveva un’amante – scenate, rimbrotti, separazione,
il padre andato via. Sirio era rimasto con la madre e la sorella
maggiore, Emma. Loro due lavoravano. In casa si contava il centesimo per
arrivare a chiudere il mese. Finito il liceo si era trasferito a Forlì. Si era
pagato le rette, l’affitto e i libri lavorando fino a notte inoltrata da
cameriere; testardo, tenace Sirio.
Gianna non gli aveva mai
proposto una relazione, per così dire, fissa. Non avrebbe funzionato. Ne era
consapevole. E quindi, se si poneva la domanda: ne sei mai stata innamorata? La
risposta era no. E all’altra domanda: stai con lui per il sesso? La risposta
era ugualmente no. Si trattava di chimica, di affinità, di magnetismo… o di chi
sa che. Si desideravano, si cercavano e si scambiavano un concentrato di amore
ed eros da bastare fino al prossimo incontro. E a lei andava magnificamente
bene così.
Gianna tese il collo per
guardare le
cifre della sveglia nel buio. Le cinque. Doveva andare. Sirio stava sempre con
la testa sotto la sua ascella. Gli strapazzò piano, per non svegliarlo, la
punta del naso e si sciolse dall’abbraccio per alzarsi dal letto.
Alle sei, Sirio, prima di uscire di casa,
si tirò il cappuccio del k-way
azzurro sulla testa.
Forlì era immersa in un nebbiasco denso, un
muro bianco e umido così compatto da sembrare impenetrabile. Gianna, come tutte
le volte era andata via senza svegliarlo e Sirio sapeva che non avrebbe
ricevuto sms o telefonate fino a
quando non l’avesse deciso lei.
Tra loro andava bene così,
offrivano e accettavano. Era un baratto alla pari.
Percorse a passo veloce i
pochi metri fino al cancelletto, poi, una volta in strada, voltò sul
marciapiede e cominciò a correre.
Il seguito su:
2 commenti:
Nel 2015, dopo aver scritto, a più riprese per via degli impegni lavorativi, esclusivamente delle storie brevi, decisi di tentare l’avventura del romanzo. L’impresa mi sembrava da scalata dell’Everest, così mi fissai delle regole che mi facessero da binari. Innanzi tutto il genere. Avevo letto in quel periodo la trilogia "Millennium", di Stieg Larsson, che mi aveva letteralmente affascinato, ed ero altresì reduce dalle riletture a ciclo continuo delle indagini del commissario Montalbano; per cui optai per il poliziesco, per seguire, a rispettosa e umile distanza, le orme di Andrea Camilleri; con una punta di sadismo, perché con ancora le pupille impressionate dalle scene di Lisbeth Salander seviziata dal torturatore di turno. Quindi il protagonista. Di commissari, marescialli, ispettori e perfino preti è piena la letteratura, la cinematografia e gli sceneggiati televisivi, volevo qualcuno, più che di inedito, di originale; e giovane (perché doveva essere dotato di un talento naturale). Dopo varie ipotesi, riflessioni e tentativi, incappai sul sito della facoltà di Criminologia di Bologna (la cui sede distaccata si trova a Forlì). Ecco, il mio protagonista stava lì, ci aveva trascorso il quinquennio degli studi e adesso (al momento della storia) era al primo anno di insegnamento (ancora giovane ma già uomo maturo).
Il nome. Il nome da assegnare al protagonista mi ha dato da pensare. Lo volevo originale ma non inventato, memorabile ma non scontato; e Sirio, dopo tanto pensare, mi sembrò appropriato. Il cognome poi, Bonanni, ha un suono piacevole, evoca la parola "buono"… Credo che esista, e spero che nessuno con questo nome se ne abbia a male (per contro, i cognomi dei miei cattivi sono tutti puntigliosamente inventati). Poi il suo aspetto: gradevole (perché una specie di commissario Colombo con l’impermeabile sciatto e l’occhio storto non si confaceva al mio ideale) ma con un qualche difetto fisico che lo distinguesse, lo facesse notare. Così, in una delle prime stesure, è venuto da sé il naso alla Jean-Paul Belmondo, provocato dal pugno di un rivale in amore, il che gli dava da subito una connotazione di donnaiolo e dei trascorsi, un vissuto.
A questo punto lo stile.
Avevo apprezzato in Stieg Larsson l’efficacia paratattica dei periodi e la concisione dei paragrafi, con cambi repentini di scena e di attori, la quale riprendeva, a mio avviso, il ritmo di certi film d’azione; e avevo apprezzato la ricchezza di situazioni e personaggi.
Mi fermo qui, perché la trama vorrei che ve la leggiate sul libro. Dico solo che l’incipit (per regolamento le prime 50.000 battute – circa 27 pagine) di "Una lavagna di candida pelle" ha partecipato con successive stesure e revisioni al concorso letterario Io-Scrittore, promosso dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, negli anni 2017, 2018 e 2019, quando ha superato la prima selezione (in pratica è rientrato fra i primi 300 dei circa 4.000 partecipanti), mentre nel 2020, lo stesso incipit non ha incontrato il placet degli esaminatori… Sic!
Nel contempo avevo scritto il seguito di "Una lavagna di candida pelle", dal titolo "Odio", e due raccolte di racconti – "Indagini sulla morte di Betty" e "Marion è sparita" – sempre con Sirio protagonista. Adesso "Una lavagna di candida pelle" è disponibile nella versione e-book di Amazon ed è imminente la pubblicazione su carta.
La versione di stampa in volume da oggi è disponibile sullo store di Amazon.
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