Un
giovane è disteso supino sul muricciolo che delimita il lungomare dall’arenile.
È composto come in una bara ma, per una qualche incomprensibile trascuratezza,
mentre ha una mano regolarmente appoggiata sul petto, l’altra penzola di là dal
muro e non è visibile.
Questa,
in una notte piovigginosa di novembre, la fotografia scattata da un reporter
disperato in cerca di uno scoop che lo salvi dal licenziamento. Per gli
inquirenti è lui l’assassino: si trovava sulla scena del crimine, aveva
l’opportunità di uccidere e, soprattutto, è fuggito al sopraggiungere delle
forze dell’ordine.
Per
Sirio, il giovane criminologo chiamato a indagare in sua difesa, c’è invece
qualcosa che stride. Una persona pugnalata a morte non si adagia supina, ma
cade in posizione scomposta; inoltre, manca qualcosa. La fotografia non mostra
tracce di sangue ed è strano, molto strano, dal momento che la vittima è
deceduta per dissanguamento!
Se
per gli inquirenti il caso può considerarsi chiuso, per Sirio l’indagine è
appena all’inizio.
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